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Hyomyung Shin
Di primo acchito sembrerebbe che questo giovane coreano abbia avuto in dono uno dei più ambiti benefici ai quali si possa aspirare: non invecchiare, non crescere e insomma diventare Peter Pan. Ma com’è realmente la vita di Hyomyung Shin, ventiseienne coreano affetto da una rara malattia che la medicina ufficiale non riconosce e che prende il nome di sindrome dell’Highlander? In un recente documentario trasmesso dalla tv sud-coreana, il giovane ha parlato di sé e della difficoltà che incontra nella vita di tutti i giorni. Al proprio interno Hyomyung Shin è un giovane uomo ma dal di fuori colpiscono soprattutto la sua statura (163 cm.), la sua pelle liscia e senza peli e le sue paffute guance. Il Peter Pan coreano ha inoltre raccontato di come sia spesso costretto a esibire documenti di identità perché nessuno, soprattutto tra gli addetti all’ingresso di discoteche e night club che il giovane ama frequentare, gli crede quando dichiara la propria età. Ha mostrato alcune sue fotografie da piccolo, evidenziando come fino a un certo punto il suo sviluppo fosse assolutamente normale. Ma prima di entrare nella pubertà tutto si è fermato e nessuno sa dare una convincente spiegazione dell’accaduto. Nel corso del programma televisivo ha mostrato, indossando un bambinesco pigiama con i cuoricini, la sua camera da letto; dietro alla porta ha appeso un poster raffigurante Scarlet Johansson in posa da pin-up e si è detto speranzoso, se non proprio di incontrare la famosa attrice, di riuscire un giorno ad avere un appuntamento con una bella ragazza. Durante la trasmissione Hyomyung Shin si è sottoposto a un intervento di chirurgia plastica per tentare di invecchiare il proprio volto, ma i risultati non sono stati soddisfacenti e il suo viso è rimasto liscio e imberbe. Inoltre, sempre nel documentario, è possibile vederlo raggiungere una ragazza in un bar per un appuntamento: La giovane rimane sbigottita dal fatto di avere atteso un suo coetaneo e di essersi invece trovata davanti un bambino. I medici pur non riuscendo a spiegare le cause della mancata crescita del ventiseienne, lo hanno rassicurato sulle sue condizioni di salute generali che sono ottime. Lunga vita a Peter Pan, anche se le difficoltà saranno molte.


Juergen Ernst HassJurgen Haas, 56enne pensionato tedesco, la considera, oltre che un atto di altruismo anche la “sua personale vendetta contro lo Stato“. L’uomo, che attualmente vive in Paraguay, ha fatto parte del partito liberale FDP come politico locale e nel 1987 è stato condannato a tre anni di prigione per frode. Haas si è sempre dichiarato innocente, definendo ingiusta la sua detenzione e sottolineando di essere “stato trattato come un cane” per tutta la durata della pena. Il pensionato tedesco, sfruttando un buco legislativo, ha già adottato trecento bambini di sette nazioni differenti e ora pensa di estendere il numero di figli fino ad arrivare a mille. Per la legge tedesca perché un uomo possa diventare il padre legale di un bambino è sufficiente il permesso della madre naturale e la totale assenza di un padre. Ma non sono solo i desideri di vendetta a spingere Jurgen Haas verso le adozioni; infatti negli intenti dell’uomo ha un posto di primo piano quello di consentire a bambini di famiglie poverissime di vivere una vita migliore. I piccoli già adottati provengono da Paraguay, Romania, Ungheria, Moldova, Russia, Ucraina e India. Una volta che i bambini diventano, grazie all’adozione, cittadini tedeschi ottengono il passaporto e l’accesso ai servizi di assistenza sociale e alla scuola mentre alle loro madri viene concessa l’opportunità di richiedere un permesso di soggiorno in Germania per motivi familiari e un aiuto economico da parte dell’assistenza sociale. Secondo le stime fino ad oggi Jurgen Haas è costato allo Stato tedesco poco più di 480 mila euro. Se manterrà il suo proposito supererà ampiamente il milione di euro.

Le voci di Mosul



Un video girato in diversi mesi da un corrispondente di BBC mostra come è cambiata Mosul dopo che i combattenti dell’Is hanno proclamato l’avvento del califfato. Gli abitanti vivono nel terrore delle punizioni brutalmente somministrate a chi viola la rigida interpretazione della legge islamica imposta dagli uomini del califfo. Moschee e templi fatti esplodere, scuole svuotate e donne costrette a indossare il niqab, senza lasciare esposte nemmeno le mani. Queste sono solo alcune delle conseguenze delle rigorose norme alle quali deve soggiacere la popolazione.
LE DONNE
Grazie alle testimonianze raccolte dal corrispondente della BBC è possibile ascoltare la voce delle persone che vivono a Mosul.
Hanaa: “L’Is è molto rigida sull’abbigliamento delle donne: dobbiamo essere coperte di nero dalla testa ai piedi. Un giorno ero così annoiata di stare chiusa in casa che ho chiesto a mio marito di portarmi fuori, anche se avrei dovuto indossare il khimar (una sorta di lungo mantello che pur coprendo tutto il corpo lascia scoperto il viso. Non ero più uscita di casa dopo che l’Is aveva preso la città. Mentre mi stavo preparando, mio marito che ero costretta a indossare il niqab (il velo nero che copre il volto). Ero scioccata e ho anche pensato di non uscire, ma alla fine mi sono calmata e l’ho messo. Siamo andati in un ristorante sul fiume che eravamo soliti frequentare ai tempi del nostro fidanzamento. Appena ci siamo seduti mio marito mi ha detto che potevo mostrare il mio volto perché non c’era nessuno dell’Is e il ristorante era un luogo per famiglie. Sono stata molto contenta di quest’ordine e così ho mostrato il mio volto con un grande sorriso. Immediatamente è arrivato il proprietario del ristorante, implorando mio marito di ordinarmi di coprire di nuovo il mio volto. I combattenti dello Stato Islamico facevano ispezioni a sorpresa e se fossi stata vista l’uomo sarebbe stato frustato. Abbiamo sentito storie di uomini frustati perchè le loro mogli non indossavano i guanti. Ai genitori di una ragazza è stato vietato di guidare la propria automobile e chi si oppone viene picchiato e umiliato. Abbiamo accettato la richiesta del proprietario. Così ho incominciato a pensare quanto la situazione sia diventata permeata di ignoranza e di crudeltà. Quando abbiamo lasciato il ristorante, ho visto un padre che cercava sua figlia, celata da un mare nero di donne”.
PERSECUZIONE DELLE MINORANZE
Mariam (ginecologa e cristiana): “Chi mi conosce sa che sono un’avida lettrice e fiera proprietaria di una grande collezione di libri. La mia biblioteca ha continuato a crescere grazie ad amici e parenti che dopo aver lasciato l’Iraq mi spediscono i loro libri perché sanno che io non me ne andrò di qui e che ne avrò cura. In passato sono stata intimidita e minacciata da estremisti sunniti, ma ho continuato a fare partorire le donne di qualunque religione e ceto sociale.Non ho mai fatto discriminazioni poiché credo che ciascuno abbia diritto a pari trattamento. Comunque sono dovuta scappare da Mosul e ne sono uscita illesa, ma la mia anima è rimasta dove l’ho lasciata: a casa con i miei libri. Dopo essere andata a Irbil (nel Kurdistan iracheno) ho ricevuto notizie scioccanti: lo Stato Islamico aveva confiscato casa mia e l’aveva marchiata con la lettera N (Nasrani, cristiano). Ho immediatamente telefonato ad alcuni amici pregandoli di mettere in salvo i miei libri. Troppo tardi, poco dopo infatti mi hanno richiamato per dirmi che la mia libreria era stata svuotata per strada. Per fortuna alcuni miei vicini sono riusciti a salvare alcuni preziosi volumi che ora sono ben nascosti.
INTIMIDAZIONE, PUNIZIONE E TORTURA
Zaid: “Da quando l’Is ha preso la città è stata applicata la “Legge del Califfato” per la quale la punizione più lieve sono le frustate che vengono comminate anche solo per avere fumato una sigaretta. I ladri vengono puniti con l’amputazione della mano, gli uomini adulteri vengono lanciati dal tetto di un alto edificio mentre le donne vengono lapidate. Le punizioni sono pubbliche per intimidire la gente che spesso è costretta ad assistervi. Conosco molte persone che sono state arrestate dall’Is,
alcuni erano miei parenti. Qualcuno è stato ucciso, altri sono stati liberati e hanno raccontato inimmaginabili storie di atrocità vissute in prigione. Molti dei rilasciati preferiscono non parlare, stanno in silenzio perché sono terrorizzati dalla paura di venire nuovamente arrestati.
Fouad: “Sono stato arrestato dall’Is, sono venuti a casa mia perché cercavano mio fratello e non trovandolo hanno preso me. Mi hanno torturato e il tizio che lo faceva si fermava solo quando era troppo stanco per continuare. Era sempre nervosissimo e non ascoltava nemmeno ciò che dicevano i prigionieri. Mi ha frustato con un cavo elettrico e mi ha torturato anche psicologicamente. Quando mio fratello si è costituito, è venuto fuori che le accuse contro di lui erano false, ma io sono rimasto in prigione. Mi hanno picchiato così forte che ancora oggi i segni sono visibili sulla mia schiena”.
DISTRUZIONE DELLA VITA QUOTIDIANA
Hisham: “La vita quotidiana è cambiata in modo indescrivibile. Chi era un militare o un impiegato non ha più nessuna entrata perché non c’è più lavoro. I ricchi
possono contare sui loro risparmi, quelli con uno stipendio annaspano, ma i poveri sono stati lasciati alla pietà di Dio. Io ho perso il lavoro e sono stato costretto ad abbandonare gli studi. Mi sono stati negati i miei diritti più basilari. Secondo l’Is tutto è haram (vietato) e così sono finito a stare tutto il giorno a casa senza niente da fare. Persino attività come i picnic sono vietate a Mosul con il pretesto che comportano spreco di tempo e denaro. Is prende un quarto dello stipendio di chiunque, considerandolo un contributo per la ricostruzione della città. Non ci si può rifiutare, pena punizioni durissime. L’Is controlla tutto: gli affitti vengono pagati a loro e gli ospedali sono accessibili solo per chi vive all’ombra della bandiera nera. Hanno persino rimpiazzato gli imam delle moschee, sostituendoli con loro affiliati. Molti di noi hanno smesso di frequentare la moschea perché lì viene richiesto un giuramento di fedeltà che noi odiamo. Nel frattempo mio fratello è stato punito con venti frustate per non avere chiuso il suo negozio durante la preghiera. Come se si potesse imporre la religione con la forza”.
INDOTTRINAMENTO E SORVEGLIANZA
Mahmoud: “Mio fratello di dodici anni ha continuato ad andare a scuola nonostante fosse controllata dall’Is. Abbiamo pensato che, non essendoci alternative, avrebbe continuato ad avere un qualche tipo di istruzione e che questo sarebbe stato sempre meglio di niente. Ma un giorno sono tornato a casa e l’ho trovato che stava disegnando una bandiera dell’Is mentre cantava una delle loro canzoni. Mi sono infuriato e ho iniziato a sgridarlo, ho preso il disegno e l’ho fatto in mille pezzi davanti a lui. E’ scappato piangendo da nostra madre. L’ho avvertito che se avesse ancora disegnato quella bandiera o cantato quelle canzoni lo avrei picchiato, gli avrei proibito di vedere gli amici e non gli avrei più rivolto la parola. Lo abbiamo immediatamente tolto da quella scuola poiché abbiamo preferito non avesse alcuna istruzione piuttosto che quella promossa dall’Is. Sono giunto alla conclusione che l’obiettivo dell’organizzazione sia quello di piantare nelle menti dei bambini i semi della violenza, dell’odio e della discriminazione”.


Un tempo Ndakasi era stata felice con la sua mamma e il suo papà, si sentiva al sicuro dai bracconieri e dai commercianti, insomma, si sentiva al sicuro dagli uomini. Ma un giorno, come accade in ogni momento a migliaia di cuccioli di animali o di uomo, rimase sola al mondo. Per fortuna incontrò Andre, un essere umano destinato a diventare il suo papà. Anzi, la sua mamma.

Commercianti illegali di carbone e di legna: secondo le ipotesi che fa la gente del posto ci sarebbero loro dietro la sparatoria che nel 2007 ha coinvolto un’intera famiglia di gorilla di montagna chiamata Rugendo. Nella sparatoria c’era anche la madre di Ndakasi, alla quale la piccola gorillina di un paio di chili si è appoggiata disperatamente.
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Quando i rangers del Virunga National Park, nella Repubblica democratica del Congo, hanno trovato Ndakasi, la cucciola era ancora aggrappata alla sua mamma. Destino ha voluto che sia stato il ranger Andre Bauma a recuperare la piccola e a provvedere alle sue prime necessità. Da lì in poi nulla è mai più stato come prima e Ndakasi è diventata come una figlia. A voler essere proprio precisi Andre più che un papà è per quella piccola di gorilla di montagna una mamma. L’ha sfamata, coccolata, protetta e lavata e continua a farlo da sette anni. Condivide il letto con lei e gioca con lei forse più che con i figli umani. Dal canto suo Ndakasi gli restituisce un universo che Andre Bauma ha deciso di raccontare alla Bbc in un lungo articolo in cui racconta del suo amore corrisposto, di un rapporto fatto di profonda intesa e conoscenza, che arriva a capire le sfumature emotive persino dal timbro di voce di questi primati. Condividono con l’essere umano il 97 per cento del codice genetico, ma non è solo questo che fa di queste creature degli esseri così speciali. Sono evoluti certo e molto intelligenti, ma sono anche incredibilmente antropomorfi nell’aspetto, nel modo in cui giocano e si abbracciano, si accudiscono, si amano o fanno ginnastica sugli alberi. E poi sono rari, e dunque preziosi, miti ma fieri, belli e maestosi, empatici. Sono gorilla di montagna. Bisogna conoscerli per capirne l’anima e nell’attesa di questo sogno possibile si può vedere Gorilla nella nebbia per provare a immaginare.
Oggi Bauma guida un orfanotrofio per gorilla, nei pressi del parco di Rumangabo. Ndakasi è stata la prima piccola ospite di questo ricovero, ma presto si sono aggiunti
Ndeze, altro membro della Rugendo family, Maisha, Kaboko (morto nel 2012) e Matabishi.
I gorilla di montagna sono una specie protetta e al mondo ne esistono meno di 800 esemplari suddivisi in due popolazioni, una nel Parco nazionale impenetrabile di Bwindi, in Uganda, e l’altra in una piccola zona presso il triplo confine di Uganda, Ruanda e Repubblica Democratica del Congo, il Virunga Park. La popolazione dei gorilla di montagna del Parco nazionale di Virunga è in crescita e conta attualmente circa trecento esemplari.


robot_bar
Ebbene sì, la scienza si occupa anche di cose frivole e i ricercatori tedeschi della Bielfeld University hanno deciso di individuare le regole psicologiche per aggiudicarsi per primi una consumazione in un locale affollato. Per studiare l’arte di farsi servire per primi hanno poi utilizzato un robot dal nome James. Questione di posizione per prima cosa, ma anche di come ci si pone davanti allo staff. Senza dimenticare che al bar, come in un ufficio, le regole sociologiche che governano le interazioni sociali non sono poi così diverse.


rinoceronte
Si celebrerà domani la giornata mondiale dedicata a questo maestoso animale, ma le cifre riguardo alla sua estinzione sono sconfortanti, soprattutto in Sudafrica dove risiede il 75 per cento della popolazione mondiale di questi animali e dove i numeri, solo quest’anno, contano ben 600 rinoceronti uccisi.


ignobel

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Chi l’ha detto che uno scienziato deve per forza occuparsi di cause serie ed essere noioso? C’è anche chi, con un background professionale di tutto rispetto, trascorre ore e ore in un laboratorio per dimostrare chimicamente il perché le cipolle fanno venire da piangere.
L’EFFETTO TRAVIATA NEL POST-TRAPIANTO ECC – I topi che hanno subito un trapianto cardiaco e ascoltano l’opera (in particolare Mozart e La Traviata di Verdi) sopravvivono più a lungo, gli scarabei stercorari si orientano seguendo la Via Lattea e gli ubriachi si sentono più belli: queste sono infatti solo alcune delle scoperte scientifiche più deliranti e bizzarre premiate con risate e applausi agli Ig Nobel e remunerate con un lauto assegno del valore di mille miliardi di dollari dello Zimbawe (l’equivalente di circa quattro dollari americani).
IG NOBEL – Sì perché non è detto che la scienza debba essere necessariamente tediosa e composta ed esistono anche studi che strappano più di un sorriso. “Science is funny” (la scienza è divertente), o quantomeno talvolta riesce ad esserlo: parola di Marc Abrahams, organizzatore e ideatore del premio scientifico più divertente che ci sia.
Alla Ig Nobel Ceremony, che si tiene alla Harvard University, vengono premiate tutti gli anni le ricerche più improbabili nel campo di alcune categorie che ricalcano (con qualche eccezione) quelle tradizionali (medicina, scienza, psicologia, fisica, chimica, astronomia, ingegneria, archeologia, pace e calcolo delle probabilità), in un tripudio di aeroplanini di carta che volano nelle prestigiose stanze. A consegnare il goliardico riconoscimento sono stati due Nobel in carne e ossa, ovvero Eric Maskin e Roy Glauber, rispettivamente vincitori nel 2007 e nel 2005 del premio Nobel (quello serio) per l’Economia e per la Chimica.
ALTRI ESEMPI – Oltre alla scoperta del team cino-nipponico sui roditori che ascoltano l’opera, quella francese sulla bellezza negli occhi dell’ubriaco e quella svedese sugli scarabei e la Via Lattea, si possono trovare altre ricerche, svolte a onor del vero seguendo tutte le regole della ricerca scientifica, su terroristi impacchettati come salami, topi ragno bolliti e poi ingeriti, ossa comprese (categoria Archeologia), cipolle foriere di lacrime (categoria Chimica) e uomini in grado di camminare su uno specchio d’acqua (a patto che sia sulla Luna). In particolare quest’ultimo studio, premiato nella categoria Fisica, vanta un autore italiano, Alberto Minetti, che con un team internazionale ha voluto dimostrare, con tanto di equazioni e raffinati modelli matematici, come taluni individui abbiano la capacità (in ambienti con scarsa gravità e non sul nostro pianeta), un tempo appannaggio solo di Gesù Cristo, di camminare sulle acque. Non finisce qui la carrellata delle scoperte farneticanti, via via sempre più ai confini della realtà. L’IG Nobel per la pace (Obama Award) va al presidente della Bielorussia, Alyaksandr Lukashenka, che ha severamente vietato di applaudire in pubblico, e alle forze dell’ordine che in ottemperanza del vaneggiante divieto hanno arrestato un uomo con un solo braccio (e non è una barzelletta politicamente scorretta, ma la cruda verità). I ricercatori tailandesi si sono invece occupati di come riattaccare il pene a un uomo evirato dalla moglie (ricordate il caso di Lorena Bobbit?) e per finire arriva il Probability Prize, riconoscimento attribuito a un’équipe di ricercatori scozzesi che ha scoperto le possibilità che ha una mucca di alzarsi dopo essere stata molto tempo seduta. Arrivando alla conclusione che per il bovino sarà tanto più faticoso alzarsi quanto più è stato sdraiato. Non contenti della lapalissiana scoperta i ricercatori scozzesi hanno anche aggiunto un corollario che suona più o meno così: “è impossibile prevedere quando la mucca tornerà a sedersi”. Non a caso lo slogan della manifestazione parla dei premi che “prima fanno ridere e poi fanno pensare”. Ogni scienziato, al momento della premiazione, ha sessanta secondi di tempo per spendere poche parole sulla propria intuizione. E se sfora arriva sul palco una bimba di otto anni che avverte: “Fermati, mi sono annoiata” (Please stop, I’m bored).


clima
Mancano ormai pochi giorni alla pubblicazione del rapporto dell’ Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) delle Nazioni Unite, un panel internazionale di esperti nel campo della climatologia che il 27 settembre prossimo si pronuncerà sui cambiamenti climatici in atto nella Terra. E già è polemica.
Secondo il Daily Mail si sarebbe diffuso in rete un’anticipazione del rapporto dell’organismo delle Nazioni Unite deputato a monitorare il surriscaldamento globale secondo il quale i dati diffusi sarebbero decisamente gonfiati e il tema del surriscaldamento del globo sarebbe quasi inesistente. Il documento rilasciato nelle sue 31 pagine che riassumerebbero le quasi duemila pagine del rapporto ufficiale parlerebbe infatti di dati molto meno allarmanti di quanto gli esperti avrebbero previsto nel 2007 e darebbe sostanzialmente ragione ai clima-scettici. Di diversa opinione invece il New York Times, che sostiene che i dati sarebbero invece fin troppo prudenti.


casa_prateria
Cos’è una casa di fronte a un incendio che si sta mangiando vorace intere foreste? Nulla probabilmente, ma se la casa in questione è La casa della prateria, storica serie televisiva che ha intrattenuto una generazione, la sensazione è che quel fuoco stia divorando anche un pezzo di memoria.
E’ stata un’icona per la generazione anni ottanta ed è la casa in cui si svolgeva la serie televisiva delle tre sorelline nella prateria, “la casa che cresceva di notte, come i funghi che trovavamo nel bosco e che un bel giorno fu tutta lì, pronta ad accoglierci”. Ma ora brucia. L’incendio boschivo nello Stato americano della California, scatenato nella zona del Parco nazionale dello Yosemite, starebbe infatti minacciando anche l’iconica casa di Little house on the prairie. La casa nella prateria fu prodotta tra il 1974 e 1983, in 203 episodi e fu ispirata alla serie di romanzi dal titolo originale Little House (La piccola casa nella prateria), opera del 1943-1945 della scrittrice statunitense Laura Ingalls Wilder.


11september
L’iniziativa è del compositore Jake Heggie, musicista che ha deciso di trasformare le storie delle vite perse nel tragico attentato in canzoni, per commemorare la triste ricorrenza. “Here/after (songs of lost voices)” : questo sarà il titolo del nuovo album che arriva ben dodici anni dopo quel giorno, convertendo tante storie in canzoni. Una delle canzoi si chiama Pieces of 9/11 e come spiega lo stesso compositore converte alcune storie di vita in una musica struggente. Che forse, senza sapere i pezzi di storia che si nascondono dietro, non sarebbe così struggente.